di Francesco Pungitore*
Il termine “Digital Detox” si riferisce a un periodo in cui una persona sceglie volontariamente di rimanere lontana dai social media, smartphone, tablet, PC e altri dispositivi digitali. L'obiettivo è ricalibrare e migliorare il proprio rapporto con la tecnologia. Sembra che si siano consolidati almeno due approcci distinti: uno, tipicamente americano, lo definisce come la disconnessione totale da tutti gli apparecchi digitali per un breve periodo di tempo, mentre l'altro, più mediterraneo, lo considera come una pausa di riflessione volta a capire come utilizzare in modo corretto il digitale e i suoi strumenti.
Disintossicarsi
Questi approcci partono da una premessa comune: c'è un bisogno crescente di disintossicarsi da Internet e dagli smartphone. Secondo Dscout, in media si controlla lo schermo del proprio smartphone 2600 volte al giorno, oltre 5400 per gli utenti più accaniti. Deloitte rileva che entro cinque minuti dal risveglio, molte persone hanno già controllato il loro smartphone per messaggi, notifiche ed e-mail. Queste abitudini, per alcuni commentatori, sono chiari sintomi di una vera e propria dipendenza da Internet e dalla tecnologia.
Nomofobia e phubbing
Altri studiosi sostengono che parlare di semplice “dipendenza” sia riduttivo. Terminologie come “nomofobia” o “FOMO” (Fear Of Missing Out) vengono utilizzate per descrivere l'ansia o il disagio che molte persone provano quando sono lontane dal proprio dispositivo. La nomofobia, una parola derivante dall'unione di “no”, “mobile” e “fobia”, è stata coniata da YouGov, un'azienda di ricerca di mercato, per descrivere questa crescente preoccupazione. Questa condizione è strettamente connessa al “phubbing”, il deterioramento delle relazioni sociali a causa dell'eccessivo utilizzo di dispositivi mobili.
Uno sguardo al benessere
I social media e la tecnologia hanno effetti evidenti sul benessere mentale, fisico e relazionale degli utenti. È ormai noto che anche una semplice notifica sullo smartphone può creare distrazioni e abbassare la produttività. Allo stesso tempo, dopo una giornata passata a scorrere sui social media, a inviare messaggi e a interagire con i contenuti, può sembrare di provare una vera e propria stanchezza fisica.
Se non riceviamo like…
Numerosi disturbi medici sono stati associati all'aumento del tempo trascorso davanti agli schermi: affaticamento degli occhi, emicranie frequenti, e alterazione del ciclo sonno-veglia dovuta alla luce blu emessa dagli smartphone. È stato suggerito che l'esperienza utente sui social network, in particolare Facebook, è progettata per stimolare il circuito della dopamina, creando un senso di soddisfazione quando riceviamo “like” ai nostri post. Al contrario, la mancanza di interazione può creare ansia, frustrazione e il sentimento che il mondo continua a girare anche senza di noi.
Qualche numero
Un'indagine di Counterpoint Research, riportata da “Il Sole 24 Ore”, rivela che una persona su quattro utilizza lo smartphone per almeno sette ore al giorno, sottolineando così una notevole dipendenza da questo dispositivo. Le attività principali sono la navigazione su Internet (64%), i giochi online (62%), la consultazione delle e-mail (56%) e l'uso di servizi di messaggistica (54%). Questo utilizzo eccessivo porta inevitabilmente a un deterioramento dei dispositivi, che durano in media 21 mesi, o quasi due anni. Si stima che ogni anno vengano spesi circa 370 miliardi di euro per l'acquisto di nuovi smartphone. I servizi più utilizzati sono la messaggistica istantanea, le videochiamate, le chiamate classiche e la ricerca di notizie.
Un utilizzo sano e consapevole
Secondo Trendhunter, quasi il 70% della popolazione mondiale mostra sintomi collegati alla nomofobia. In termini demografici, il genere femminile sembra essere maggiormente colpito, con un 70% di donne contro il 61% degli uomini. Per quanto riguarda l'età, i più inclini a mostrare sintomi di nomofobia sono i giovani tra i 18 e i 24 anni. Questi dati mettono in evidenza l'urgenza di affrontare questa crescente dipendenza dal digitale, incoraggiando un utilizzo più sano e consapevole della tecnologia.
Conclusioni
La crescente necessità di disintossicarsi dal digitale rispecchia la nostra crescente dipendenza da esso. Il Digital Detox, sia attraverso l'approccio americano di disconnessione totale, sia attraverso l'approccio mediterraneo di una pausa riflessiva, è un tentativo di riappropriarsi della propria vita e del proprio benessere mentale, fisico e relazionale. Con l'aumento della consapevolezza dei danni potenziali della sovraesposizione alla tecnologia, è probabile che vedremo un aumento delle persone che cercano di migliorare il loro rapporto con smartphone, sociale e computer, e ridurre la loro dipendenza da essi.
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Valutazione dei risultati
*giornalista professionista, docente di Filosofia, Storia, Scienze Umane e Tecniche della Comunicazione con Perfezionamento post-laurea in Tecnologie per l’Insegnamento e Master in Comunicazione Digitale