di Francesco Pungitore*
Anche gli Emirati Arabi Uniti stanno facendo passi da gigante nel campo dell'intelligenza artificiale, sfidando i colossi tecnologici occidentali della Silicon Valley e i grandi investimenti cinesi nel settore. Il recente lancio di JAIS, un modello di IA open-source, segna l'inizio di una nuova era in cui la tecnologia si fonde con la sensibilità culturale e religiosa dei paesi islamici.
Collaborazione transnazionale
Il progetto JAIS è il risultato di una collaborazione tra diverse entità di spicco, tra cui G42, una società di intelligenza artificiale presieduta dal consigliere per la sicurezza nazionale degli Emirati Arabi Uniti, lo sceicco Tahnoon bin Zayed al-Nahyan, l'Università di intelligenza artificiale Mohamed bin Zayed di Abu Dhabi (Mbzuai), e Cerebras, una società californiana del settore. Questa collaborazione ha permesso di creare un prodotto che non solo comprende la lingua araba in modo più profondo, ma è anche sensibile alle peculiarità culturali e religiose della regione.
Un modello linguistico rivoluzionario
JAIS si distingue per essere un modello linguistico bilingue, costruito su un vasto dataset di dati in arabo e inglese. Con 13 miliardi di parametri e addestrato su 395 miliardi di token, JAIS promette di offrire una comprensione e generazione del testo in arabo molto più efficace rispetto ai modelli esistenti, che spesso diluiscono l'elemento arabo in mezzo a molte altre lingue.
Un approccio etico e culturale
Quello che rende JAIS veramente unico è il suo impegno a rispettare i confini culturali e le sensibilità religiose della regione. Timothy Baldwin, vice amministratore dell'Università Mohamed bin Zayed, ha sottolineato che sono state implementate diverse protezioni per garantire che JAIS operi entro limiti ragionevoli in termini di sensibilità culturali e religiose. Questo rappresenta un passo significativo verso la creazione di una tecnologia che è sia avanzata che culturalmente consapevole.
Verso un futuro promettente
Con il lancio di JAIS, gli Emirati Arabi Uniti si posizionano come pionieri nel campo dell'intelligenza artificiale, con una visione di una gara globale in cui la comunità di lingua araba ha un proprio modello linguistico di grande scala. Questo non solo segna un progresso significativo nel campo dell'IA, ma apre anche la porta a nuove possibilità di integrazione culturale e comprensione attraverso la tecnologia.
Una riflessione sui bias nelle IA
Nel fervido panorama dell'evoluzione dell'intelligenza artificiale, emerge con prepotenza la questione cruciale dei bias etici e culturali che possono influenzare profondamente i risultati generati da questi sistemi avanzati. È innegabile che le IA, nella loro fase di “allenamento”, possano assimilare, in modo più o meno evidente, i pregiudizi e le inclinazioni ideologiche di coloro che le programmano e le alimentano con informazioni. Questa problematica solleva interrogativi profondi e complessi sul potenziale insito in questi strumenti di veicolare principi discriminatori o di favorire una certa visione del mondo a scapito di altre.
In questo contesto, emerge la necessità imperante di una riflessione etica approfondita sulle modalità con cui le IA vengono “educate”. È possibile, infatti, che i contenuti generati racchiudano in sé una sorta di “dottrina” implicita, delineata dai paletti ideologici imposti a monte dai programmatori. Questa dinamica potrebbe, in ultima analisi, alimentare una spirale di incomprensioni e divisioni, anziché favorire un dialogo costruttivo e inclusivo.
Di fronte a questa sfida, il mondo scientifico e tecnologico è chiamato a intraprendere un dialogo aperto e continuo su quale dovrebbe essere la “regola aurea” che governa lo sviluppo delle IA. Una regola che promuova trasparenza, rispetto e tolleranza, garantendo che i contenuti generati siano il frutto di un processo equo e imparziale, che rispecchi la ricchezza e la diversità del tessuto sociale umano. Questa discussione, che si prospetta lunga e complessa, potrebbe non trovare una soluzione definitiva, lasciando il grande tema etico come una questione perpetuamente aperta, un territorio inesplorato in cui la ricerca di un equilibrio è un'impresa continua e dinamica.
*giornalista professionista, docente di Filosofia, Storia, Scienze Umane e Tecniche della Comunicazione con Perfezionamento post-laurea in Tecnologie per l’Insegnamento e Master in Comunicazione Digitale. Direttore Tecnico dell’Osservatorio Nazionale Minori e Intelligenza Artificiale