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Il potere delle parole: il prompt è sempre più importante

Dimentica le richieste vaghe: nell’era dei modelli avanzati, la qualità della domanda è la chiave per ottenere risultati davvero intelligenti. Ecco perché saper “parlare” con l’AI è oggi una competenza strategica

di Francesco Pungitore*

 

C'è stato un tempo, neanche troppo lontano, in cui bastava scrivere “Fammi un riassunto” o “Crea un testo su questo argomento” per ottenere risposte sorprendenti da un’intelligenza artificiale. Ma quel tempo è finito. I modelli più avanzati oggi non si accontentano più di comandi generici: rispondono esattamente a ciò che chiediamo — e se ciò che chiediamo è vago, il risultato sarà mediocre. È qui che entra in gioco il concetto cruciale di prompt: non un semplice input, ma una vera e propria interfaccia cognitiva tra l’essere umano e la macchina.

 

Non è l’AI a essere pigra. È il tuo prompt

L’idea che “più è intelligente l’AI, meno dobbiamo sforzarci” si sta rivelando un errore. Al contrario, i nuovi modelli lavorano meglio e in modo più mirato se guidati da indicazioni dettagliate, contesto preciso e obiettivi chiari. Il prompt, in sostanza, è diventato una forma di programmazione linguistica, capace di orientare profondamente il comportamento dell’AI.

Facciamo un esempio concreto. Con l’arrivo dei modelli GPT‑4.1, GPT‑4.1 mini e Nano, la precisione del prompt è diventata cruciale: questi modelli, lanciati ad aprile e disponibili su API e in ChatGPT da maggio 2025, eccellono nel seguire letteralmente le istruzioni e interpretare contesti complessi grazie al contesto potenziato fino a 1 milione di token. In questo contesto, un prompt generico non basta più: bisogna definire con chiarezza compito, formato, ruolo e pubblico, oppure l’AI restituirà ciò che le viene richiesto… né più né meno. I nuovi modelli sono più potenti e più cost-effective, ma esigono in cambio prompt ingegnerizzati, dove ogni dettaglio diventa leva per sfruttare le loro potenzialità.

Immaginiamo di chiedere: “Scrivi un piano aziendale”. Il risultato? Un testo generico, pieno di frasi standard. Ora proviamo con: “Scrivi un piano aziendale per un nuovo brand di cosmetici naturali destinati a giovani donne under 30, tono ispirazionale, formato con sezioni strutturate e dati ipotetici inclusi”. Il salto qualitativo è evidente. L’AI si adatta al tuo scenario solo se glielo costruisci con precisione.

Il framework del prompt efficace

Per ottenere il meglio, dunque, oggi si raccomanda di includere in ogni prompt almeno sei elementi chiave:

  1. Compito – Cosa deve fare l’AI (es. scrivere, analizzare, pianificare).
  2. Contesto – Tutto ciò che l’AI deve sapere prima di agire.
  3. Formato – Come devono essere organizzati i risultati (testo, elenco, tabella, codice).
  4. Ruolo – L’identità assunta dall’AI (es. un consulente, uno psicologo, un programmatore).
  5. Pubblico – A chi è destinato il contenuto prodotto.
  6. Obiettivo – Il fine ultimo della richiesta.

Saltare uno o più di questi passaggi significa ridurre drasticamente la qualità dell’output, rendendo sterile anche il più potente dei modelli.

 

Una nuova competenza trasversale

Saper costruire buoni prompt è diventato un nuovo alfabeto dell’intelligenza artificiale, una competenza sempre più richiesta in ambito aziendale, educativo e creativo. Chi padroneggia l’arte del prompt può scrivere articoli, automatizzare processi, ideare campagne pubblicitarie, analizzare dati, creare strumenti di customer care, e molto altro ancora.

In questo nuovo scenario, la vera intelligenza non è solo quella artificiale, ma anche quella di chi sa guidarla.

E come in ogni rivoluzione, non è la tecnologia in sé a fare la differenza, ma il modo in cui la sappiamo usare. Scrivere un buon prompt, oggi, è un atto creativo, strategico e — sempre più spesso — decisivo.

 

*giornalista professionista, docente di Filosofia, Storia, Psicologia, Scienze Umane e Tecniche di Comunicazione con Perfezionamento post-laurea in Tecnologie per l’Insegnamento e Master in Comunicazione Digitale. Formatore esperto in IA per scuola e aziende. Direttore Tecnico dell’Osservatorio Nazionale Minori e Intelligenza Artificiale.

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