di Francesco Pungitore*
Il campanile suona in un mondo che fatica ad ascoltare. Papa Francesco, al secolo Jorge Mario Bergoglio, è deceduto oggi 21 aprile 2025 all'età di 88 anni. Si chiude così un pontificato iniziato il 13 marzo 2013, quando il cardinale argentino fu eletto 266° successore di Pietro, primo capo della Chiesa proveniente dalle Americhe e primo gesuita a ricoprire questa carica. La morte di Papa Francesco lascia un'eredità di domande fondamentali sul futuro della Chiesa cattolica in un pianeta segnato da contraddizioni profonde. Chi guiderà la barca di Pietro dovrà navigare acque tempestose, in cui le correnti della tradizione si scontrano con i venti del cambiamento, in un viaggio che è sempre più difficile tracciare con le vecchie mappe. Il prossimo pontefice non eredita semplicemente un trono e un anello, ma un paradosso: come essere custode di una verità che si proclama eterna, in un mondo che ha fatto del cambiamento continuo il suo unico dogma? Come parlare di assoluto a società che celebrano il relativo? Come proporre l'unità in tempi di frammentazione? La stessa tecnologia pone oggi interrogativi etici che i padri della Chiesa non potevano nemmeno immaginare: dall'intelligenza artificiale alla manipolazione genetica, nuove frontiere che chiedono di trovare un nuovo linguaggio che possa toccare il cuore dell'umanità contemporanea.
Un pontificato che ha cambiato la Chiesa
Il pontificato di Francesco ha rappresentato per molti versi una svolta significativa nella storia della Chiesa, caratterizzato da un forte impulso riformatore su più fronti. La sua visione ecclesiale si è fondata sull'attenzione ai temi della misericordia, dell'inclusione sociale e della cura per l'ambiente, quest'ultima cristallizzata nell'enciclica “Laudato Sì” del 2015, documento che ha segnato un punto di svolta nell'impegno cattolico verso le questioni ambientali.
Francesco ha posto l'accento sulla “sinodalità” come stile di governo ecclesiale, sull'attenzione alle “periferie esistenziali e geografiche”, sulla giustizia sociale e sul dialogo interreligioso ed ecumenico. L'esortazione apostolica “Amoris Laetitia” ha aperto nuove prospettive nella pastorale familiare, mentre la recente Bolla di convocazione del Giubileo Ordinario del 2025, intitolata “Spes non Confundit” (“La speranza non delude”), rappresenta in qualche modo il suo testamento spirituale.
Un aspetto cruciale del suo pontificato è stata la radicale trasformazione della composizione geografica del Collegio Cardinalizio, con un significativo aumento della rappresentanza di porporati provenienti da Asia, Africa e America Latina, spesso elevando alla porpora vescovi di diocesi periferiche o di nazioni che non avevano mai avuto un cardinale.
Cosa succede adesso: dalla morte all'elezione del nuovo Papa
Con la morte del pontefice si avvia una complessa macchina rituale vaticana, regolata da procedure secolari, parzialmente semplificate dallo stesso Bergoglio. Ecco le fasi principali.
Il primo passaggio formale è l'accertamento ufficiale della morte del Papa, compito che spetta al Camerlengo, attualmente il cardinale americano Kevin Farrell. La cerimonia avviene alla presenza del Maestro delle Celebrazioni Liturgiche, monsignor Diego Ravelli. Una volta certificato il decesso, il Camerlengo appone i sigilli alle stanze del pontefice e assume temporaneamente il governo della Santa Sede durante il periodo di “sede vacante”.
In questa fase viene distrutto l'Anello del Pescatore, simbolo dell'autorità papale che ogni pontefice riceve durante la messa di inizio pontificato. Il corpo del Papa viene quindi preparato per essere esposto ai fedeli, seguendo le modifiche introdotte da Bergoglio: la salma non sarà più esposta su un catafalco tradizionale ma su una semplice bara di legno zincata all'esterno.
Con la morte del Papa decadono automaticamente tutti i capi dei dicasteri vaticani, ad eccezione del Camerlengo stesso e del Penitenziere Maggiore (Cardinale Angelo De Donatis), mentre il governo ordinario della Chiesa è sospeso.
Il rito funebre deve essere celebrato entro nove giorni dalla morte, ed è presieduto dal cardinale decano, ruolo attualmente ricoperto dal cardinale Giovanni Battista Re. Anche in questo caso, Papa Francesco ha snellito le procedure: le veglie non saranno più due ma una sola, e per la chiusura della bara non ci sarà nessuna cerimonia speciale.
Dopo i funerali inizia formalmente il periodo di “sede vacante”, durante il quale la Chiesa è governata dal Collegio dei Cardinali, presieduto dal Camerlengo. Questo periodo dura almeno quindici giorni, tempo necessario per permettere a tutti i cardinali elettori di giungere a Roma. Prima del Conclave vero e proprio, i cardinali si riuniscono nelle “Congregazioni Generali”, incontri preparatori dove vengono discussi i problemi della Chiesa e si cominciano a delineare informalmente possibili candidati.
Il Conclave: composizione e funzionamento
Il Conclave, l'assemblea dei cardinali che elegge il nuovo Papa, si svolge nella Cappella Sistina. Vi partecipano tutti i cardinali che non hanno ancora compiuto 80 anni alla data della morte del pontefice. Alla data del 21 aprile 2025, il Collegio Cardinalizio conta 135 cardinali elettori, un numero che supera significativamente il limite teorico di 120 stabilito nel 1975.
La stragrande maggioranza di questi elettori (circa l'81%, intorno a 110 cardinali) è stata creata da Francesco stesso, mentre i restanti sono stati nominati da Benedetto XVI (15-18%) e Giovanni Paolo II (meno del 5%).
Durante il Conclave, i cardinali sono completamente isolati dal mondo esterno: sono vietati telefoni, social media, televisioni e qualsiasi altro mezzo di comunicazione. Solo per emergenze mediche è consentito l'accesso a professionisti sanitari.
Il processo di voto e la fumata
Le votazioni avvengono mediante schede che, al termine di ogni scrutinio, vengono bruciate in una stufa con l'aggiunta di un colorante: nero se nessun candidato ha raggiunto la maggioranza richiesta (due terzi dei voti, quindi circa 90 voti con 135 elettori), bianco se un cardinale è stato eletto Papa.
Il fumo che esce dal comignolo della Cappella Sistina segnala così ai fedeli riuniti in Piazza San Pietro l'esito della votazione: fumo nero significa che bisogna ancora attendere, fumo bianco annuncia che l'elezione è avvenuta. La fumata bianca viene prodotta solo dopo che il cardinale eletto ha accettato l'incarico.
Il processo prevede scrutini ripetuti, fino a quattro al giorno (due al mattino e due al pomeriggio), finché un candidato non raggiunge la maggioranza richiesta.
I papabili: chi potrebbe succedere a Bergoglio
La morte di Papa Francesco apre ora la fase delle speculazioni su chi potrebbe succedergli. Nessun conclave può garantire la scelta “perfetta”, perché la perfezione non appartiene alla storia umana. Ma quello che si aprirà nei prossimi giorni potrebbe segnare uno spartiacque: o la Chiesa troverà un nuovo modo di essere significativa nel XXI secolo, o rischierà di diventare un monumento al passato, ammirato ma non più vivo nel cuore delle persone.
Nel Collegio cardinalizio si delineano diverse “correnti”, non solo ideologiche (progressisti contro conservatori) ma anche geografiche, con una tendenza a sostenere candidati del proprio continente.
A 70 anni, l'attuale Segretario di Stato vaticano rappresenta una figura di compromesso tra continuità e innovazione. Diplomatico esperto e figura chiave nelle relazioni internazionali della Santa Sede, Parolin è universalmente riconosciuto come un moderato istituzionalista con capacità di mediazione. La sua profonda conoscenza della macchina curiale e la fiducia goduta durante il pontificato di Francesco lo rendono un candidato forte, sebbene la sua limitata esperienza pastorale diretta e un possibile sentimento “anti-italiano” nel Conclave potrebbero ridurre le sue possibilità.
A 67 anni, il cardinale filippino, Pro-Prefetto del Dicastero per l'Evangelizzazione, rappresenterebbe una svolta per la Chiesa, portando la prospettiva asiatica al centro del cattolicesimo. Considerato una figura estremamente carismatica e un comunicatore eccezionale, Tagle è in forte sintonia con l'approccio pastorale di Papa Francesco. La sua doppia esperienza come pastore nelle Filippine e come alto funzionario in Vaticano, unita all'essere stato creato cardinale da Benedetto XVI, potrebbe ampliare la sua base di consenso.
A 69 anni, l'arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza Episcopale Italiana è considerato uno dei cardinali più vicini alla visione pastorale di Francesco. Il suo ministero si caratterizza per l'attenzione ai poveri, ai migranti e al dialogo sociale. Le sue riconosciute capacità di mediazione e il forte sostegno della rete internazionale della Comunità di Sant'Egidio potrebbero favorirlo, ma la sua marcata identificazione con la linea di Francesco potrebbe alienargli i voti dei cardinali più conservatori.
A 72 anni, il cardinale ungherese, Primate d'Ungheria, è considerato un intellettuale di prim'ordine e uno dei maggiori canonisti viventi. Il suo profilo è quello di un conservatore istituzionale, con enfasi sul diritto canonico e la tradizione. La sua vasta esperienza di leadership a livello nazionale ed europeo e la sua capacità di costruire ponti tra Est e Ovest Europa potrebbero renderlo un candidato di sintesi, soprattutto per l'ala conservatrice del Collegio.
A 79 anni, l'ex Prefetto della Congregazione per il Culto Divino rappresenta una delle voci più autorevoli del cattolicesimo conservatore. La sua storia personale di coraggio durante la dittatura in Guinea e la sua fama di uomo di profonda spiritualità gli conferiscono autorità morale. Pur essendo al limite dell'età, potrebbe emergere come candidato di transizione, sostenuto dall'ala tradizionalista e dal blocco africano, area in forte crescita nella Chiesa.
L'arcivescovo di Kinshasa, che ha dato voce agli episcopati africani contrari al documento “Fiducia supplicans” sulle benedizioni alle coppie omosessuali, rappresenta l'emergente blocco africano. I cardinali di questo continente hanno dimostrato una notevole coesione su alcune questioni morali, potendo agire come ago della bilancia nel Conclave.
Il fattore africano e le possibili sorprese
Il peso del continente africano nel prossimo Conclave potrebbe essere decisivo. Con il crescente numero di cattolici in Africa e l'aumento dei cardinali africani nominati da Francesco, non è da escludere che per la prima volta nella storia moderna un Papa africano possa essere eletto.
Come spesso accade nei Conclavi, non si possono escludere sorprese. L'adagio “Chi entra Papa, esce Cardinale” ricorda che frequentemente emerge una figura meno discussa alla vigilia. Un candidato a sorpresa potrebbe emergere dai cardinali dell'Europa dell'Est, dell'Oceania o dell'America Latina, aree con diverse sensibilità pastorali.
La Chiesa cattolica oggi: sfide e prospettive globali
La Chiesa cattolica affronta oggi numerose sfide in un contesto globale in rapida evoluzione. Con circa 1,36 miliardi di fedeli nel mondo, il cattolicesimo rimane la più grande denominazione cristiana, rappresentando quasi il 18% della popolazione mondiale. Tuttavia, la distribuzione dei cattolici è cambiata drasticamente negli ultimi decenni.
Mentre l'Europa, tradizionale bastione del cattolicesimo, vede un costante declino nella pratica religiosa, l'America Latina, l'Africa e parti dell'Asia stanno vivendo una significativa crescita. In particolare, l'Africa subsahariana ha registrato il più alto tasso di crescita di cattolici, con un aumento di oltre il 20% nell'ultimo decennio. Questo spostamento demografico influenza inevitabilmente le dinamiche interne della Chiesa, con il “centro di gravità” del cattolicesimo spostato dall'Europa al “Sud globale”.
Nel contesto interreligioso globale, l'Islam, con circa 1,9 miliardi di fedeli, è in rapida crescita e potrebbe superare il cristianesimo come religione più diffusa entro la metà del secolo. L'induismo, con circa 1,2 miliardi di fedeli, e il buddismo, con circa 500 milioni, rappresentano altre importanti tradizioni religiose.
All'interno del cristianesimo stesso, la frammentazione in numerose denominazioni rappresenta una sfida per l'unità ecumenica. I protestanti, nelle loro varie denominazioni, contano circa 900 milioni di fedeli, mentre gli ortodossi sono circa 300 milioni.
Il successore di Francesco dovrà affrontare ciò che il filosofo Charles Taylor ha chiamato “l'età secolare”: un'epoca in cui la fede non è più un orizzonte condiviso ma una scelta tra molte. Non basterà più predicare dall'alto di un pulpito, ma occorrerà saper ascoltare le domande - spesso inespresse - di un'umanità che cerca significato in un mondo che offre informazioni ma non saggezza, connessioni ma non comunità.
Tra le sfide più urgenti che il successore di Francesco dovrà affrontare vi sono:
In questo complesso scenario, il nuovo pontefice dovrà trovare un equilibrio tra la preservazione della dottrina tradizionale e l'apertura alle sfide contemporanee, tra l'universalità del messaggio evangelico e le diverse espressioni culturali della fede.
Chiunque salirà sul soglio di Pietro avrà bisogno non solo della saggezza di Salomone, ma anche della pazienza di Giobbe e del coraggio dei profeti. E forse, più che guardare alle sue qualità personali, dovremmo interrogarci su cosa siamo disposti a fare tutti noi - credenti e non - per costruire un mondo in cui la spiritualità non sia un'evasione dalla realtà, ma un modo più profondo di abitarla.
*giornalista e docente di Filosofia