di Redazione
Arriva lo stop ad AstraZeneca anche in Italia. Il ministero della Salute italiano, dall'8 aprile ha, infatti, “raccomandato” l'uso preferenziale del vaccino anti-Covid anglosvedese solo “nelle persone di età superiore ai 60 anni”. La decisione è arrivata dopo l'ennesimo parere dell'Ema, l'Agenzia europea del farmaco, che ha ammesso un possibile nesso tra il vaccino e “gli eventi rari” di trombosi cerebrale denunciati in più Paesi europei. Effetti collaterali avvenuti prevalentemente in donne sotto i 60 anni, entro le due settimane dalla prima dose. L'Ema “imporrà ad AstraZeneca robusti studi per capire di più sugli effetti di rischio” ha detto in conferenza stampa il responsabile della task force sull'analisi dei dati, Peter Arlett. Che poi ha dato anche un'altra notizia: “Su 4,5 milioni di dosi somministrate del vaccino di Johnson&Johnson sono stati segnalati tre casi di trombosi simili a quelle notate in AstraZeneca”. Dunque l'effetto collaterale, rarissimo, potrebbe riguardare anche un altro vaccino. Sulla questione è intervenuta anche l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms): un legame tra il vaccino anti AstraZeneca e i coaguli di sangue, afferma, è “plausibile”. In conseguenza di tutto ciò, il Comitato tecnico-scientifico e il Consiglio superiore di Sanità italiani hanno concordato con il ministro della Salute, Roberto Speranza (nella foto in basso), la linea prudenziale successivamente adottata. Secondo la circolare del ministero, chi ha già ricevuto una prima dose del siero AstraZeneca, anche tra gli under 60, potrà comunque completare il ciclo assumendo la seconda.
Il vaccino anti-Covid AstraZeneca, dunque, ancora nell'occhio del ciclone. All'inizio erano stati Canada, Germania e i Paesi Bassi a porre limiti all'uso del siero. L'Olanda aveva sospeso la vaccinazione con AstraZeneca per tutti. Dapprima, solo per le persone di età inferiore ai 60 anni. In un secondo momento, per tutte le fasce d'età. Il quotidiano "Volkskrant" riferiva che la misura era stata adottata per precauzione, dopo che erano stati registrati alcuni casi di effetti collaterali, con trombosi estesa in combinazione con un basso numero di piastrine. L'effetto indesiderato si era verificato tra sette e dieci giorni dopo la vaccinazione in donne di età compresa tra 25 e 65 anni. Il Canada aveva già sospeso l'uso di AstraZeneca per tutte le persone sotto i 55 anni. Secondo la Commissione nazionale sulla vaccinazione del Paese nordamericano, infatti, “c'è una sostanziale incertezza sui benefici di fornire AstraZeneca agli adulti sotto i 55 anni, dati i potenziali rischi” (dichiarazione di Shelley Deeks ripresa da RaiNews). Una decisione simile era stata presa, quasi in contemporanea, dal Land di Berlino, in Germania, dove dal 30 marzo 2021 AstraZeneca era stato bloccato per le donne under 60. Da mercoledì 31 marzo, AstraZeneca viene somministrato solo ai tedeschi con più di 60 anni, mentre le persone con meno di 60 anni possono ottenere il vaccino assumendosene il rischio e dopo un attento esame della propria situazione clinica e dei rischi collegati. La decisione - spiega il Post - è stata presa dal governo di Angela Merkel e dai ministri della Salute di tutti gli stati federali.
“Negli ultimi giorni - scrive la rivista online Open - le autorità
tedesche avevano ricevuto trentuno segnalazioni di rari coaguli di sangue in persone che hanno recentemente ricevuto il vaccino”. I nuovi casi di
trombosi (fonte: Der Spiegel) riguardano trentuno persone, sui circa 2,7 milioni che in Germania hanno ricevuto il vaccino AstraZeneca, e in grandissima parte si sono
presentati in persone con meno di 60 anni.
E in Italia? L'ultimo caso “sospetto”, in ordine di tempo, è quello di Francesca Tuscano, 32enne insegnante di sostegno di Genova, morta il giorno di Pasqua. La donna era arrivata
all'ospedale San Martino con un quadro "trombotico ed emorragico" ed aveva fatto sapere di essere stata "vaccinata presso la Asl di residenza in Liguria con vaccino AstraZeneca in data 22 marzo e con
esordio sintomatologico dal 2 aprile".
Prima di lei, Augusta Turiaco, 55 anni, docente di musica di Messina. Come riporta la Gazzetta del Sud del 31 marzo “aveva ricevuto la somministrazione del vaccino AstraZeneca all’Hub della Fiera l’11 marzo, e da quel giorno era iniziato il suo calvario, che dal persistente mal di testa si era ben presto trasformato in altro, con una trombosi diffusa, fino al tragico esito finale”. Dopo la morte, l'avvocato di famiglia ha presentato un esposto in Procura, evidenziando “l’ottimale stato di salute della signora Turiaco, l’assenza di patologie pregresse e la carenza di genetica predisposizione alle trombofilie, il brevissimo lasso temporale intercorso tra la somministrazione del vaccino e la comparsa dei primi malesseri, nonché il repentino aggravamento del quadro clinico, rappresentano indizi gravi, precisi e concordanti tali da indurre a richiedere indagini giudiziarie circa l’esistenza di un nesso causale tra l’inoculazione del vaccino e le patologie insorte”.
Come lei anche Cinzia Pennino, 46 anni, di Palermo. Non soffriva di alcuna patologia pregressa. E poi: Zelia Guzzo, 37 anni, di Gela; Stefania Maccioni, 51 anni, di Cerveteri; Ilaria Pappa, 31 anni, di Ischia. Tutte insegnanti. Tutte decedute, in termini di sequenza temporale ma non di accertata correlazione causa-effetto, dopo aver ricevuto la prima dose del vaccino AstraZeneca.
Come loro, carabinieri e finanzieri: Emanuele Calligaris, maresciallo maggiore di 46 anni (Udine); Pietro Taurino, militare di 50 anni in servizio a Mantova; Raffaele Tramontano, 48 anni, delle Fiamme Gialle di Formia.
Dalle cronache emergono ancora altri casi: Annamaria Mantile, insegnante di inglese di 62 anni, deceduta il 2
marzo a Napoli; Vincenzo Russo, bidello di 58 anni, morto ad Acerra; il professore di Politica economica
dell'Università Magna Graecia di Catanzaro, Salvatore Perri, 45 anni, deceduto nel giorno di Pasquetta. Tutti loro avevano ricevuto il vaccino
AstraZeneca.
Episodi sotto osservazione, quindi, anche da parte della magistratura, che registrano un'ulteriore analogia nell'aver ricevuto scarsa
visibilità dalla stampa nazionale, se si eccettua qualche articolo sul web o sui giornali locali.
Insomma, esaurita l'eco del sottufficiale siciliano di 43 anni Stefano Paternò e del professore di Biella Sandro Tognatti (57 anni), entrambi morti dopo l'inoculazione di AstraZeneca, i principali media italiani avevano fortemente ridimensionato il dibattito sui
possibili effetti collaterali di AstraZeneca.
L'azienda anglosvedese, nel frattempo, aveva provveduto a cambiare nome al prodotto (Vaxzevria), inserendo nella confezione un nuovo bugiardino
contenente rischi di trombosi e trombocitopenia, insieme a casi “con esito fatale”.
Dopo la decisione della Germania di restringere l'uso del vaccino anti-Covid di AstraZeneca, riservandolo solo a chi ha più di 60 anni, l'Ema, l'agenzia Ue del farmaco, aveva pubblicato un nuovo parere sul medicinale della casa anglosvedese in cui si escludono fattori di rischio specifici per la popolazione
under 60. "Al momento la revisione non ha identificato alcun fattore di rischio specifico, come l'età, il sesso o una precedente storia medica di disturbi della coagulazione, per
questi eventi molto rari. Un nesso causale con il vaccino non è dimostrato, ma è possibile e ulteriori analisi sono in corso", scriveva il Comitato per la sicurezza (Prac) dell'Ema in una prima
decisione di massima, successivamente modificata il 7 aprile.
L'Agenzia aveva sostenuto di stare valutando "i casi molto rari e insoliti di coaguli di sangue associati a un basso numero di piastrine" che si sono verificati "in persone vaccinate con le dosi di
AstraZeneca (ora chiamato Vaxzevria)". Con questa specifica: "Le persone vaccinate devono essere consapevoli della remota possibilità che si verifichino questi
tipi molto rari di coaguli di sangue. Se presentano sintomi indicativi di problemi di coagulazione come descritto nelle informazioni sul prodotto, devono rivolgersi immediatamente a
un medico e informare gli operatori sanitari della loro recente vaccinazione".
La successiva raccomandazione dell'agenzia del 7 aprile ha precisato ulteriormente il rapporto tra rischi e benefici. Oltre al personale Ema,
hanno partecipato alla valutazione sul vaccino Astrazeneca anche "esperti esterni indipendenti" inclusi "ematologi, neurologi ed epidemiologi", che "hanno discusso aspetti specifici" al fine di
"identificare i fattori di rischio" associati alla somministrazione del vaccino. L'Ema "continua a collaborare con le autorità nazionali degli Stati membri dell'Ue per garantire che vengano
segnalati casi sospetti di coaguli di sangue insoliti".
[ultimo aggiornamento 8 aprile 2021]